PUBBLICATO IN: DOLORE E AGGIORNAMENTI CLINICI I 2022
Dolore e Aggiornamenti Clinici I 1 I 2022
62
TRIBUNA APERTA
Ospitiamo un contributo di Maurizio Albertini sul fenomeno della “lotofagia digitale”, il rifugiarsi
patologico nel mondo dei social network, alla ricerca di contatti, di una vita parallela e alternativa
a quella reale. L’articolo parte dalla storia della visione progettuale di Mark Zuckerberg, creatore
di Facebook, ne osserva gli sviluppi, ne analizza l’impatto sociale e psicologico e conclude con
alcuni interessanti spunti di riflessione, mettendo a confronto la qualità e le caratteristiche della
comunicazione medico-paziente, caso particolare di relazione umana di dipendenza da una figura
teoricamente autorevole, con la “medusa digitale”, che affascina e trascina in convinzioni e
credenze, facendo rinunciare a una condivisione autentica, a una collettività reale, azzerando la
profondità di pensiero e il pensiero critico.
Maurizio ALBERTINI
Psichiatra, Direttore di Struttura Complessa Servizio
Psichiatrico di Diagnosi e Cura Ospedale di Imperia,
Centro di Salute Mentale, Servizio Tossicodipendenze,
distretto di Imperia, ASL 1 Imperiese
*
MEDUSA DIGITALE E COMUNICAZIONE
(Z)1
di Maurizio Albertini2
« nous savons qu’une frénésie entraîne la frénésie antagoniste. (…)
Or le corps démesurément agrandi [de l’humanité]
attend un supplément d’âme, et la mécanique exigerait une mystique »3
Bergson, Les deux sources de la morale et de la religion, 1932
I
Un uomo nato negli Stati Uniti nel 1984 viene affascinato dalla tecnologia informatica che il padre dentista ha esaltato durante la sua l’infanzia e adolescenza acquistando calcolatori elettronici in un’epoca in cui erano oggetti rari e molto costosi.
Lo stesso uomo durante le scuole superiori cita versi dai testi classici greci e latini come l’Iliade e l’Eneide e poi studierà informatica e psicologia (la madre è psichiatra). Ha brama di potere e denaro e si identifica progressivamente con la figura di Ottaviano Augusto (da lui studiato sia alla Exeter sia a Harvard), primo imperatore romano, che ai suoi tempi garantì un lungo periodo di pace e prosperità senza precedenti.
Quest’uomo è l’ebreo più influente del mondo secondo il Jerusalem Post e l’ottavo uomo più ricco del mondo secondo FORBES4.
Ha creato un impero informatico globale con tre miliardi di sudditi (nel 2021 Facebook ha questo numero di utenti/sudditi) e ha due figlie chiamate Maxima e August, (FORTUNE5: “Z. vede se stesso come un Augusto contemporaneo e sta tentando di instradare l’umanità verso un nuovo mondo, il cosiddetto metaverso. … Z. è un maniaco dell’antica Roma, è ossessionato da una identificazione con Cesare Augusto e ha chiamato una delle sue figlie August. Similitudini: entrambi hanno ottenuto un enorme potere fin dall’adolescenza, entrambi sono diventati conquistatori del mondo, entrambi saranno forse immortalati dalla storia. Augusto ha subordinato e reso schiavi con il suo esercito interi paesi, eliminando rivali e nemici”).
Il metaverso è: “… UN MONDO ONLINE DOVE LE PERSONE POSSONO GIOCARE, LAVORARE, COMUNICARE IN UN AMBIENTE VIRTUALE USANDO STRUMENTI VISIVI, SENSORI E CUFFIE, UN INTERNET INCARNATO DOVE INVECE DI VEDERE I CONTENUTI POTETE STARCI DENTRO, IN 3D, ESSENDO IN PRESENZA DI ALTRE PERSONE… E’ uno spazio condiviso digitale in cui la gente vive e interagisce, è qualcosa che emerge lungo le linee in cui è emerso internet, è REALTA’ VIRTUALE E REALTA’ AMPLIFICATA… E’ SENTIRSI REALMENTE PRESENTI CON UN’ALTRA PERSONA, UN IMPERO VIRTUALE IN CUI OGNI TRANSAZIONE ECONOMICA E SOCIALE PASSA ATTRAVERSO LA SUA PIATTAFORMA, RICAVANDO DENARO DA OGNI TRANSAZIONE, ANNUNCIO O ATTIVITA’ SVILUPPATE NEL METAVERSO…”6.
Ovviamente nel Metaverso tutto verrà controllato e monetizzato, come in Facebook. Perché usarli allora? Perché entrare in questo labirinto? Perché sostituire la realtà quotidiana con la realtà virtuale, nella piazza virtuale di un villaggio globale elettronico e artificiale in cui si viene totalmente osservati/spiati e giudicati da sconosciuti?
Facebook è basato sulla pubblicità, sulla condivisione di contenuti creati dagli stessi utenti e sulla cattura dei loro dati personali a fini di lucro: “Nel corso dei diciassette anni di storia di Facebook, i massimi guadagni del social network sono stati ripetutamente ottenuti a discapito della privacy e della sicurezza dei consumatori e dell’integrità dei sistemi democratici. E tuttavia questo non ha mai messo il bastone fra le ruote al suo successo. Zuckerberg e Sandberg hanno costruito un’azienda che è diventata un’inarrestabile macchina per fare soldi e che potrebbe rivelarsi troppo potente da fermare. Anche se gli enti di controllo, o lo stesso Zuckerberg, decidessero un giorno di porre fine all’esperimento di Facebook, la tecnologia che ci hanno scatenato contro non scomparirà con esso. Una cosa è certa. Anche se l’azienda dovesse subire, negli anni a venire, una trasformazione radicale, è improbabile che tale cambiamento maturi dall’interno. L’algoritmo che funge da cuore pulsante di Facebook è troppo potente e troppo redditizio. E la piattaforma si fonda su una dicotomia essenziale, forse inconciliabile: la sua presunta missione di far progredire la società mettendo in comunicazione le persone, traendo profitto nel frattempo da quelle stesse persone. E’ il dilemma di Facebook e la sua orribile verità.”7
“La situazione è chiara fin dall’inizio, con la creazione di Facebook all’università di Harvard… Per anni Facebook si è avvalsa di una strategia spietata basata sul buy-or-bury, compra o soccombi, per eliminare la concorrenza. Ne è risultato un potente monopolio che ha fatto grossi danni. Ha abusato della privacy degli utenti e ha fomentato la diffusione di contenuti tossici e dannosi raggiungendo tre miliardi di persone… Sfruttando la sua enorme disponibilità di dati e denaro, Facebook ha schiacciato o ostacolato chi era percepito come una potenziale minaccia… Ha limitato la possibilità di scelta dei consumatori, soffocato l’innovazione e ridotto le garanzie a tutela della privacy di milioni di americani… Al fianco di Zuckerberg c’era Sheryl Sandberg ex dirigente di Google che ha trasformato la tecnologia di Zuckerberg in una potente macchina da soldi, sfruttando una strategia pubblicitaria innovativa e deleteria che ‘sorvegliava’ gli utenti per ricavarne dati personali. Tale strategia si basava su un preoccupante circolo vizioso: più tempo passavano gli utenti sulla piattaforma, maggiori erano i dati estratti da quest’ultima. Con la scusa dell’accesso gratuito, i consumatori pagavano in altri modi un costo elevatissimo. Per usare Facebook gli utenti non dànno denaro. Cedono il proprio tempo, la propria attenzione e i propri dati personali per accedere ai servizi…”8
II
Perché sostituire il mondo sociale e naturale intorno a noi per immergersi per ore in un mondo virtuale ‘interattivo’ soggetti a un controllo totale? Che differenza c’è con la regressione nella droga o nell’alcool (in cui almeno la fuga dalla realtà si accompagna a piacevoli sensazioni corporee)?
Perché usare una tecnologia per distrarsi e fuggire da se stessi e dal mondo, senza corpo, e immergersi in immagini molto più artificiali e realistiche di qualunque film visto al cinema o alla televisione (il metaverso)? Perché vivere in un mondo Disneyano in cui ciascuno vuole fare l’attore dando spettacolo di se stesso come protagonista, mostrandosi narcisisticamente a tutti come un bambino piccolo che chiede di venire osservato dagli altri per ‘esistere’/’essere qualcuno’/’essere famoso’ (paradossalmente anche il terrorista che posta su Facebook il proprio video dopo il suicidio e che ‘sarà famoso’ solo post mortem)?
Lo spettacolo inteso come inversione del reale è effettivamente realtà: “Lo spettacolo non è un insieme di immagini, ma un rapporto sociale fra individui, mediato dalle immagini… La spettacolarizzazione della realtà prende, in un certo senso, il posto della religione, realizzando l’esilio dei poteri umani in un al di là e fungendo da guardiano del sonno della società moderna incatenata di cui è il cattivo sogno. … Anche il momento del non-lavoro è completamente consacrato allo spettacolo e quindi funzionale ai rapporti sociali di produzione, di cui lo spettacolo garantisce la conservazione. Garanzia della conservazione è anche l’isolamento delle persone le une dalle altre, ma anche l’isolamento delle masse… Lo spettacolo è il capitale a un tal grado di accumulazione da divenire immagine”9
Diamo ora uno sguardo alla patologia per comprendere il comportamento ‘più fisiologico’ legato all’uso quotidiano del digitale: con il termine hikikomori si descrive una particolare sindrome psicotica che colpisce i giovani e i giovanissimi. La parola giapponese significa ‘stare in disparte, isolarsi, ritirarsi‘. Sono persone che si ritirano socialmente e si rinchiudono in casa, si isolano, a volte sigillano le finestre con carta scura e nastro adesivo. La differenza con un disturbo psichiatrico maggiore (schizofrenia, depressione maggiore, fobia sociale, disturbo evitante di personalità, disturbo schizoide di personalità, disturbo ossessivo-compulsivo, altre psicosi, ritardo mentale ecc.) è che le uniche interazioni con l’esterno del soggetto hikikomori avvengono attraverso internet, attraverso l’utilizzo di chat, reti sociali e videogiochi, evitando qualsiasi tipo di relazione e comunicazione diretta con altri individui.
Una volta esclusa una diagnosi psichiatrica ‘classica’, per riconoscere un moderno lotofago digitale si possono tenere in conto alcune caratteristiche: l’età fra i 14 e i 30 anni, l’estrazione sociale medio-alta, sesso maschile nel 90% dei casi, figlio unico, genitori entrambi laureati, in genere il padre è assente in famiglia e spesso ricopre incarichi dirigenziali. Spesso le interazioni sono nulle anche con i genitori conviventi se non quando viene passato il piatto con il pasto all’interno della stanza da letto. Fra le cause principali del ritiro autistico si riscontrano la paura degli altri, l’essere stati vittime di bullismo scolastico o di violenze psicologiche fatte di pressioni, derisione e forme di abuso e esclusione dal gruppo, l’incapacità a inserirsi in un gruppo, una forte dipendenza dalla figura materna: il soggetto continua a sentire e percepire la vicinanza della madre come una necessità assolutamente indispensabile, con un estremo bisogno di restarle accanto predisponendosi in un atteggiamento di dipendenza infantile.10
La patologia dei soggetti hikikomori ci suggerisce dunque che all’origine della regressione verso il mondo di internet ci sarebbe un fallimento della capacità di relazione, una incapacità della figura paterna11 di separare la madre dal figlio e di introdurlo nel mondo degli adulti, che il paziente rifiuta perché troppo violento o perché gli fa paura affrontarlo. Da questo deriva il blocco nello sviluppo evolutivo e il ritorno a un mondo fantastico e mentale simile a un delirio allucinatorio ma mediato dalla tecnologia, un pericoloso inferno mentale simile a una rete di ragno, la rete della Grande Madre12.
La fascinazione regressiva per il regno della madre, inteso non come la positiva sorgente originaria creativa nutrice ma in senso negativo di strega divorante che seduce con la sua abbondanza di immagini che distraggono dalla realtà esterna e con la sua apparente innocenza, è alla base del problema13. Problema che diventa collettivo quando attraverso questa rete mondiale vengono infantilizzati e tenuti legati a sé 3 miliardi di individui in un fantastico e mentale Paese dei Balocchi digitale (nel peggiore dei casi, stiamo escludendo dal discorso le funzioni anche utili di Internet, di cui non ci occupiamo in questa sede).
La fascinazione passa anche attraverso l’eccessiva ingenuità di chi non si rende abbastanza conto dei pericoli del controllo totale dell’informazione esercitato da ‘Cesare Augusto’ e dai suoi funzionari-guardiani-scrutatori e dei pericoli dell’adescamento attraverso la rete: “…Ma la psiche americana è ancora inintelligente. E’ per questo che la nostra Intelligence ha fallito! (Hillman qui si riferisce all’attentatoalle Torri Gemelle del 2001, N.d.A.) La psiche americana è innocente, immatura e infantile.” E quella europea? “No. L’Europa ha un compito molto importante, ora. Deve tenere a freno, consigliare, non lasciare che l’attuale amministrazione americana e l’ingenuità della mente americana decidano le sorti del mondo. L’Europa deve essere molto dura con Washington. Gli uomini di Washington sono molto antiquati. Non tecnicamente, ma mentalmente, psicologicamente”. Intende dire arretrati? “Intendo ottocenteschi. Hanno sistemi di pensiero che appartengono a un modello più antico di guerra. Qui non c’è una linea Maginot, questa è una guerra religiosa, è una guerra intellettuale, è una guerra psicologica.” Se questa è una guerra psicologica, che fare per risvegliare la psiche americana? “La cosa migliore che gli europei possono fare è complicare il quadro, mostrare la ricchezza della loro cultura, l’articolata complessità della loro educazione e istruzione.” Dovremmo istruire il Presidente degli Stati Uniti? “Dovreste proprio. Ma non credo che ci riuscirete.”…14
“Negli anni successivi Zuckerberg avrebbe continuato a ribadire il potere della sua invenzione nel collegare le persone: il mondo intero in effetti. In quel primo periodo però il suo interesse principale era tutt’altro. In una chat online15 con un amico chiarì esplicitamente la sua possibilità di accedere ai dati che aveva accumulato. All’inizio della conversazione si vantò del fatto che se l’amico avesse avuto bisogno di informazioni su chiunque a Harvard, doveva solo chiederlo.
Z. Ho più di 4000 email, foto, indirizzi, sms.
AMICO Come?! Ma come hai fatto?
Z. La gente li ha postati.
Z. Non so perché.
Z. Si ‘fidano di me’.
Z. Idioti.”16
III
Se non trovo la strada dentro di me, se mi sento troppo solo e sono incapace di reggere il vuoto della solitudine e la riflessione che ne consegue, se mi sento privo di identità e personalità, se la vita è di merda e sono triste, se non riesco ad avere relazioni autentiche e stabili, se non tollero la realtà che ho davanti agli occhi, se voglio illudermi di sapere tutto degli altri, allora manipolo la quotidianità per renderla simile a un film americano.
Lo faccio perché forse ho la mente ingenua di un bambino o di un adolescente oppure ho una lesione narcisistica, ho un’incostanza nella relazione con l’altro, ho bisogno di un pubblico, di una madre, di un padre, di un amico immaginario che mi guardino, che mi facciano esistere, subito, ora. Sostituisco la voce di un uomo o la voce interiore di un Dio o dell’anima (sogno) con un meccanismo elettronico, un dio artificiale, un robot. Vengo risucchiato dall’immagine esterna e perdo quella interiore (che magari non ho mai avuto o era troppo fragile = narcisismo, dissociazione dell’io dalla base inconscia).
Allora vado in scena come se fossi a Hollywood o a Cinecittà o in TV, fuggendo e distraendomi, inventando storie, indossando maschere (face-book), allora entro in uno spazio magico e virtuale, o forse nella droga, rinuncio alla mia autonomia, divento dipendente, mi asservisco a una macchina, a un computer, allo schermo di uno smartphone credendoli esseri viventi e abitati da persone ‘reali’.
Proietto anche la mia psiche inconscia su questi schermi e le figure che ho dentro le cerco là fuori: questo a mio avviso è la chiave del successo di Internet.17
In questa piazza virtuale globale, creata da ‘Cesare Augusto’ come un moderno, enorme Colosseo per la plebe mondiale, ho la possibilità di essere altro di ciò che sono veramente, indosso una maschera teatrale come in un carnevale di Rio de Janeiro virtuale (magari sono un pedofilo e mi travesto da bambina di dodici anni e nessuno se ne accorge, oppure sono una donna e mi fingo uomo o viceversa, sono vecchio e mi trasformo in giovane, sono brutto e divento attraente…). Qui ritrovo gli amici perduti, vado contro il tempo e contro l’evoluzione psicologica, non reggo la frustrazione della perdita delle cose e delle persone, non reggo la sofferenza che mi farebbe maturare e crescere: regredisco!
E così rinuncio a una condivisione autentica, a una collettività reale, in un
mondo senza corpo, di fronte all’occhio di Medusa di una telecamera/schermo che affascina e pietrifica: non rifletto ma mi esibisco narcisisticamente, istericamente, spesso da solo (selfie = self = da solo).
Mi dimentico il mito che narra dell’adolescente e solitario Narciso innamorato di se stesso che dopo avere rifiutato l’amplesso con la ninfa Eco (che si è suicidata per questo, fragile e incapace di tollerare la perdita) è morto annegato nello stagno su cui contemplava la sua bella immagine, il suo bel volto: Narciso scambia per reale quella che è solo un’immagine ed è incapace di amare altri che se stesso e di creare rapporti autentici. L’ego-adolescente immaturo si dissolve così nell’inconscio-madre o nella coscienza collettiva, anche mentalmente: perde l’individualità, resta un uomo-massa, facile preda del dittatore (anche virtuale-digitale) del momento e della propaganda. La nostra società è così purtroppo.
Quindi l’occhio della Medusa digitale (o anche televisiva) risucchia come un ragno la sua preda, che è la mente di chi ne viene affascinato18. Solo uno sguardo riflesso attraverso lo specchio di Mercurio e Atena impediscono all’eroe, a Perseo, a noi, di impazzire e morire. Solo la capacità critica e l’analisi psicologica o la spiritualità autentica ci permettono di non essere fagocitati dalle immagini caotiche e narcisistiche del mondo digitale, con la loro sovrabbondanza ipnotica che azzera la profondità di pensiero: l’eccesso di informazione uccide19, impedisce di pensare perché satura la mente.
Medusa è una metafora della psicosi e della paranoia che paralizzano catatonicamente l’uomo (v. sopra Hikikomori)20. E’ una figura psichica attiva nel mondo immaginale che abita con le sorelle sul fondo dell’Oceano, cioè nelle profondità dell’inconscio collettivo e che può venire proiettata all’esterno, su uno schermo televisivo o di PC per esempio, o su una persona reale: è da lì che viene la follia. E’ anche per questo che il mondo digitale incontrollato può diventare così pericoloso e disgregante per un io immaturo, è per questo che bisogna sapere che c’è chi si immedesima con l’occhio di Medusa/occhio del Grande Fratello/occhio di ‘Cesare Augusto’/occhio del genitore critico/occhio del potere paranoide e sfruttando la forza delle immagini guadagna molto denaro con questo diabolico furto di anime dei sudditi/utenti.21
Medusa è lo sguardo aggressivo e persecutorio, l’occhio paranoide o psicotico che pietrifica dal terrore con la minaccia di morte, l’occhio che ti fissa22, che blocca la vita, che la paralizza o ne rende impossibile l’evoluzione per la paura che provoca (bloccati, da soli, di fronte a un computer, ecco il risultato, v. ancora Hikikomori…).
E’ l’occhio-coscienza del predatore/serpente che congela chi ne è vittima e si sente osservato ma non rassicurato, è ‘l’occhio divino’ che perseguita Caino per le colpe che ha commesso o che potrebbe commettere.
Medusa è l’opposto della riflessione e dell’integrazione nella personalità delle immagini, siano esse interne come i sogni oppure esterne come le nostre fantasie diurne. E’ anche per questo che bisogna incontrare e parlare con le persone e non con le loro immagini virtuali sullo schermo: solo nel primo caso c’è vita, c’è relazione autentica e non finzione, solo nel primo caso esiste il corpo che è il metro della realtà e uccide la fascinazione dell’immagine virtuale, mentale, lunare (infatti nello yoga, nello zen o nella bioenergetica, si richiede di fare esercizi corporei per poter spegnere il ronzio della mente-scimmia, del pensiero/immagine ossessivi, e ritornare nel centro di se stessi, nella pancia, due dita sotto l’ombelico, in quiete).23
La relazione medico-paziente, caso particolare di relazione umana di dipendenza da una figura teoricamente autorevole, dovrebbe essere oggi in grado di sottrarci al fascino di Medusa e al potere diabolico di ‘Cesare Augusto’. Allo stesso modo in cui uno psichiatra con la relazione e i farmaci24 tenta di riportare nel proprio mondo un paziente schizofrenico autistico o un grave tossicodipendente vittima della droga, così il medico dovrebbe avere una forza morale e riflessiva superiore a quella del mondo delle immagini di internet per essere veramente terapeutico e non solo un ingegnere del corpo (cosa peraltro degna di nota, nessuno nega l’efficacia di questo approccio).
Se il distacco emotivo e la prevalenza della tecnologia nella medicina impediscono il rapporto autentico con il paziente la patologia si ripresenterà sotto un’altra forma (somatizzazione) finché non ne verrà svelato anche il suo significato profondo e non solo il danno superficiale corporeo25. Ecco perché in un’epoca come la nostra solo la percezione delle immagini interiori e la loro comprensione possono ridare al medico quella forza e quella autorevolezza che ancora avevano prima che l’attuale vaso di Pandora delle mentali immagini esterne venisse alla luce.
PUBBLICATO IN: DOLORE AGGIORNAMENTI CLINICI I 2022
https://www.aisd.it/component/jdownloads/send/2-dac/256-dac-1-2022
NOTE
1 In tedesco Zucker significa zucchero e Berg, montagna…
2 Medico Chirurgo, Specialista in Psichiatria, Direttore di Struttura Complessa Servizio Psichiatrico di Diagnosi e Cura Ospedale di Imperia, Centro di Salute Mentale, Servizio Tossicodipendenze, distretto di Imperia, ASL 1 Imperiese.
3 Capitolo IV, Mécanique et mystique:
« …Or, dans ce corps démesurément grossi, l’âme reste ce qu’elle était, trop petite maintenant pour le remplir, trop faible pour le diriger. D’où le vide entre lui et elle. D’où les redoutables problèmes sociaux, politiques, internationaux, qui sont autant de définitions de ce vide et qui, pour le combler, provoquent aujourd’hui tant d’efforts désordonnés et inefficaces : il y faudrait de nouvelles réserves d’énergie potentielle, cette fois morale. Ne nous bornons donc pas à dire, comme nous le faisions plus haut, que la mystique appelle la mécanique. Ajoutons que le corps agrandi attend un supplément d’âme, et que la mécanique exigerait une mystique. Les origines de cette mécanique sont peut-être plus mystiques qu’on ne le croirait; elle ne retrouvera sa direction vraie, elle ne rendra des services proportionnés à sa puissance, que si l’humanité qu’elle a courbée encore davantage vers la terre arrive par elle à se redresser, et à regarder le ciel. «
https://fr.m.wikisource.org/wiki/Les_Deux_Sources_de_la_morale_et_de_la_religion.
4 116,2 miliardi dollari nel 2021.
5 FORTUNE.COM, NOV. 5 2021, ROBERT HACKETT AND DECLAN HARTY NEWSLETTERS-DATA SHEET.
6BBC news del 23 luglio 2021.
7Sheera Frenkel e Cecilia Kang. Facebook: l’inchiesta finale. Einaudi, Torino. 2021. Pag. 362.
8Sheera Frenkel e Cecilia Kang. Facebook: l’inchiesta finale. Einaudi, Torino. 2021. Pag. 6-7.
9 Guy Debord, La società dello spettacolo (1967), Baldini Castoldi ed., Milano, 2017.
10 MORETTI S. (2010). HIKIKOMORI. LA SOLITUDINE DEGLI ADOLESCENTI GIAPPONESI. RIVISTA DI CRIMINOLOGIA, VITTIMOLOGIA E SICUREZZA. IV (3) PP 41-48. ISSN 1971-033X.
11 Intesa qui in senso simbolico, riflessivo, educativo e spirituale come funzione di rinascita, di crescita, di maturazione e individuazione.
12RETE MONDIALE = WORLD WIDE WEB = WWW . Una mondiale rete di ragno.
13 La strega/internet che offre la mela avvelenata all’ingenua Biancaneve/utente per ucciderla/risucchiarla/renderla dipendente nel mondo mentale-virtuale-eidetico, tanto per intenderci. Oppure Medusa che paralizza con lo sguardo-occhio che pietrifica, metafora della psicosi (in questo caso specifico occhio di Medusa = schermo televisivo o di smartphone o di PC).
14James Hillman. La mia America ingenua. Intervista con Silvia Ronchey in: ‘La Stampa’ del 19 settembre 2001. E infatti oggi (2022) non ci siamo riusciti: l’Europa è sottomessa militarmente alla NATO e agli USA… N.d.A.
15 N. Carlson, “Embarrassing and damaging” Zuckerberg. IMs Confirmed by Zuckerberg, in : Business Insider, 13 settembre 2010.
16Sheera Frenkel e Cecilia Kang. Facebook: l’inchiesta finale. Einaudi, Torino. 2021. Pag. 31.
17 Carl Gustav Jung affermava che: “Quanto più un fatto interiore non viene reso cosciente, si produce fuori, come destino. Ossia quando il singolo rimane indiviso e non diventa cosciente del suo antagonismo interiore il mondo deve per forza rappresentare quel conflitto…” C.G. Jung, in: Opere vol. 9/2, Aion, Ricerche sul simbolismo del Sé, p. 67, Torino: Bollati Boringhieri ed., 1982.
18“…il successo di Facebook deriva da operazioni architettate da dietro a uno specchio unidirezionale per tenerci nell’ignoranza e avvolte in una nebbia di diversivi, eufemismi e menzogne”. S. Zuboff, You are now remotely controlled, in: The New York Times, 24 gennaio 2020. Il corsivo è mio (N.d.A.).
19“Noi mettiamo in comunicazione le persone. Punto. E’ per questo che tutto il lavoro che facciamo per espanderci è giustificato. Tutte le pratiche dubbie per importare i contatti. Tutto il linguaggio velato che aiuta le persone a essere trovate dagli amici. Tutto il lavoro che facciamo per introdurre più comunicazione. Il lavoro che probabilmente dovremo fare in Cina un giorno. Tutto quanto. E così mettiamo in comunicazione sempre più persone. Può essere una cosa brutta, se la rendono negativa. Magari costerà la vita a qualcuno che sarà esposto al bullismo. Magari qualcuno morirà in un attacco terroristico coordinato con i nostri strumenti. In ogni caso mettiamo in comunicazione le persone. L’orribile verità è che crediamo così profondamente nella missione di mettere in comunicazione le persone che qualunque cosa ci permetta di farlo meglio e più spesso è de facto buona.” R. Mac, C. Warzel e A. Kantrowitz, Growth at Any Cost: Top Facebook Executive Defended Data Collection in 2016 Memo – and Warned that Facebook Could Get People Killed, in: Buzzfeed News, 29 marzo 2018. Il corsivo è mio (N.d.A.)
20Niel Micklem. L’immagine intollerabile. Lo sfondo mitico della psicosi. In: Babele n. 29, gennaio-aprile 2005, rivista dell’Istituto di Ortofonologia, Roma.
21“In conclusione non potevamo compromettere i profitti, ha osservato un analista dei dati impegnato in questi esperimenti, Mark voleva comunque che la gente usasse Facebook il più possibile, il più spesso possibile”. Sheera Frenkel e Cecilia Kang. Facebook: l’inchiesta finale. Einaudi, Torino. 2021. Pag. 345.
22“Zuckerberg ascoltava con la sua espressione notoriamente inquietante. Nelle conversazioni uno a uno era in grado di mantenere lo sguardo fisso per diversi minuti. Ne risultavano silenzi lunghi e penosi. I collaboratori di vecchia data giustificavano questa stranezza con clemenza, sostenendo che la mente di Zuckerberg assorbisse ed elaborasse le informazioni come un computer.” Sheera Frenkel e Cecilia Kang. Facebook: l’inchiesta finale. Einaudi, Torino. 2021. Pag. 231. Il corsivo è mio (N.d.A.).
23Karlfried Von Durckheim. Hara. Il centro vitale dell’uomo secondo lo Zen. Edizioni Mediterranee, Roma, 1975.
24 Che rappresentano lo spirito e la materia uniti, in azione complementare e dialettica, simbolicamente raffigurati dai due serpenti del caduceo mercuriale medico.
25 Maurizio Albertini. Medicina cura te stessa. In: Pain Nursing Magazine, Italian Online Journal, numero 1-3 2021.