Maurizio Albertini
I DIECI ORDINI
DEL COMANDANTE UNIVERSUS
Scritto nell’ottobre 2009
COPYRIGHT MAURIZIO ALBERTINI
TUTTI I DIRITTI RISERVATI
Personaggi
in ordine di apparizione
Imbonitore da circo (in Introduzione agli ‘Ordini del Comandante Universus‘)
Un bergamasco (personaggio facoltativo, in Introduzione) Donna del popolo (personaggio facoltativo, in Introduzione)
Uomo del popolo (personaggio facoltativo, in Introduzione)
Francesca (personaggio facoltativo, in Introduzione)
Dio (monologo, in I)
Politeista, giovane donna (dialogo, in II)
Monoteista, ovvero Dio (dialogo, in II)
Ivano (monologo con voce fuori campo, in III)
Un operaio italiano (dialogo, in IV)
Un cinese (dialogo, in IV)
Euridice, giovane donna (dialogo, in V)
Padre di Euridice (dialogo, in V)
Arlecchino (dialogo, in VI)
Lulù, giovane donna (dialogo, in VI)
Una zingara (monologo, in VII + VIII)
Capitan Fracassa (monologo, in IX + X)
Introduzione
(L’attore deve essere vestito come un imbonitore da circo: cappello a cilindro, frac o marsina rossi, pantaloni neri, scarpe nere. Nella mano destra avrà un megafono, nella sinistra un frustino da cavallerizzo. Vicino o dietro a lui dovranno essere accesi due fumogeni da scena illuminati da luci rosse, gialle e blu. Segue una parte facoltativa con altri quattro personaggi, in abiti da montanaro, che rappresentano il popolo)
IMBONITORE. Venghino Signore e Signori, venghino!
Venite Signore e Signori a vedere voci e a sentire colori! Non c’è imbroglio, non c’è inganno, Signore e Signori!
Vedrete scene che non avete mai visto, luci e voci spettacolari che vengono dalla montagna, dal vulcano in eruzione.
Vedrete il terremoto, vedrete la folgore, vedrete la nebbia colorata e illuminata dai lampi, non capirete più niente!
Assisterete a uno spettacolo unico nella storia: un uomo salirà per voi sulla montagna e vi racconterà tutto quello che ha visto con le sue orecchie e che ha sentito con i suoi occhi! Per filo e anche per segno!
Senza rete, senza paura, senza fiato, senza imbroglio, senza inganno, Signore e Signori, lui parlerà con la voce della montagna!
Ecco, ci saranno otto incontri e voi assisterete a tutti quanti, che lo vogliate o no!
E se non lo VOLETE, LO FATE LO STESSO! Perché se no io che cosa ci sto qui a fare, secondo voi? A rodermi il fegato?
A perdere del gran tempo per colpa vostra?
Ma che scherziamo?
Ma per chi mi avete preso, fannulloni?
Per un monarca? Per un patriarca? Per un prodotto interno lordo?
Che ‘IO CI avrei’ tante altre belle cose da fare a casa invece che stare qui a cercare di trascinarvi come tanti pecoroni verso il più grandioso, LUSSURIOSO, psichedelico, ermafroditico, enantiodromico, aritmetico incontro della storia.
E adesso orsù, fatemi questo piacere, non menatemi per il naso, non irritatemi le congiuntive: ENTRATE! ENTRATE, ENTRATE a godervi lo spettacolo!
(SEGUE: PARTE FACOLTATIVA DELL’INTRODUZIONE)
Un Bergamasco. (grida) Dove sono? Che ci faccio qui?
Donna del popolo. Qui dove?
B. Ma non sono le Dolomiti quelle montagne là?
-
No, non è una delle Dolomiti!
B. Ah no?
D. No!
B. E alura che montagna è?
D. E’ il Monte Sinai.
Uomo del popolo. Il Sinai!
Francesca. Il Sinai, sì, sì, è il Sinai, sì, sì…
U. Zitta Francesca!
B. Il Sinai? Ostia, ma dov’è il Sinai?
D. Non sai dov’è il Sinai? Ma da dove vieni?
B. Io sono nato in Val Brembana, ma abito a Bergamo. (disperato) Che ci faccio qui? Dove sono?
Francesca. E’ della Val Brembana ma vive a Bergamo, vive a Bergamo ma è della Val Brembana…
U. Zitta Francesca!
D. Allora proprio non sei di queste parti, evidentemente.
B. Non capisco, questa mattina ho preso l’autobus, è vero che mi sono addormentato, ma adesso mi ritrovo qui in Trentino davanti alle Dolomiti. Non capisco, ostia!
D. Di sicuro è successo qualcosa di strano, anche io non capisco come si sia inserito un bergamasco nel testo. Comunque quello che hai davanti a te è il Monte Sinai e NON le Dolomiti!
Francesca. E’ il Sinai, sì, sì, è il Sinai, sì, sì…
U. Zitta Francesca!
B. E cosa sta succedendo qui? Da dove viene tutta questa gente? (indica il pubblico) Cosa stanno facendo?
D. Sono venuti per ascoltare e per imparare.
B. Ma io non voglio tornare a scuola, ho già il diploma di geometra e lavoro alle Poste a Berghem-de-sura. Mi staranno sicuramente aspettando. Dov’è il telefono? Almeno avverto le Poste e gli dico che oggi non riesco più a venire in ufficio…
D. Qui non esistono telefoni.
B. Ma dove cavolo sono finito? In Trentino non ci sono telefoni? Be’ allora userò il mio cellulare (lo prende).
Non funziona! Non c’è campo!
Francesca. Non c’è telefono, non c’è cellulare. Qui si spengono i cellulari perché non c’è campo, non c’è telefono.
U. Zitta Francesca!
Imbonitore. POPOLO! Sta per cominciare lo spettacolo.
B. Fatemi tornare a Bergamo!
Imbonitore. POPOLO! Entra a teatro, non te ne pentirai, per tutta la vita te lo ricorderai!
D. Portiamo anche il bergamasco?
Imbonitore. E mettiamoci dentro pure il bergamasco! Però dopo non mi potete chiedere più niente! E’ chiaro? Allora adesso vi decidete a entrare? Lo spettacolo deve cominciare, si fa tardi. POPOLO ENTRA!
Francesca. SI FA TARDI, SI FA TARDI!
U. Zitta Francesca, muoviti, andiamo finalmente a goderci LO SPETTACOLO!
I
Io qui faccio tutto! Faccio la luce, faccio le tenebre, faccio il sole, faccio la luna, faccio le acque e i pesci, faccio la terra e gli animali, faccio il cielo e gli uccelli, MA io la spesa NON la faccio, io la spesa proprio non la faccio, è chiaro?
La lista, dov’è la lista, l’elenco, DOVE L’HO MESSO? MA DOVE L’HO MESSO? DOVE L’HO MESSO QUELL’ELENCO CON LE DIECI COSE PER MOSE’? MA DOVE SI E’ FICCATO? E se fosse nella quarta dimensione? O nella quinta?
NELLA QUINTA ci sono appena stato ieri. No, No, NO! Il tempo non l’ho ancora creato, quindi non l’ho perso IERI PERCHE’ IERI NON ESISTEVA ANCORA, NON C’E’ IERI COME NON C’E’ OGGI O DOMANI! NON ESISTE ANCORA LO SPAZIO-TEMPO!
E IO COME MI MUOVO ADESSO, COSA DICO A MOSE’, CHE ANCORA NON ESISTE, E’ ANCORA NELLA MENTE DI DIO, CIOE’ NELLA MIA! POVERO MOSE’!
CHE caos, che confusione. Devo semplificare, devo fare ordine qui in questo caos! E non posso prendermela con nessuno PERCHE’ qui, CI sono solo IO.
Qui in questo universo a sette dimensioni, non c’è altro Dio oltre a me.
E con chi gioco a bridge? Se oltre me qui non c’è nessuno come faccio a fare non dico due, ma almeno un tavolo da bridge? Io sono UNO, e gli altri tre dove li vado a cercare? In Egitto? Che non esiste ancora, l’Egitto!?
D’altronde non ho ancora trovato un posto dove metterlo, questo benedetto Egitto! Dove ho messo la Terra? Deve essere vicino al sistema solare. Che non ho ancora progettato. Ma dove ho messo quell’elenco per Mosè?
Devo creare qualcuno per la partita, oppure farlo venire da qualche parte. Ma SONO IO CHE DEVO INVENTARMI UN’ALTRA PARTE! ME LO DIMENTICO SEMPRE, ANCHE SE HO UNA MEMORIA DA DIO! Dio mio che caos! Parlo da solo con me stesso ormai!
Devo preoccuparmi. Ma non so con chi parlarne!
Allora facciamo così: io mi creo tre tizi oppure degli esseri abbastanza intelligenti per giocare a bridge con Dio, cioè con me che sono UNO. Ma meno intelligenti di me, così vinco sempre IO.
E poi passiamo il tempo in compagnia. Ci facciamo quattro chiacchiere, ci fumiamo una sigaretta, ci beviamo un cognac o un bicchiere di vino!
Allora, devo, in ordine: creare la terra, dove metterci l’Egitto, CREARE il tabacco per le sigarette e poi i tabaccai, creare la vite per il vino e il cognac e poi una buona enoteca, creare degli esseri intelligenti, della gente, e poi farla uscire dall’Egitto.
Che deve essere un posto di una noia mortale, pieno di fango e di locuste, un posto da coatti, da schiavi. Se no perché dovrebbero ascoltarmi e venire con me?
Così se a quel punto propongo loro una partitina a bridge o a poker, a me va bene anche il poker, loro, che non ne possono più di piramidi e ippopotami carnivori, ESCONO dall’Egitto e mi seguono, tutti contenti!
E se POI non sono contenti NON IMPORTA!
DALL’EGITTO CI ESCONO ANCHE CONTROVOGLIA, SE NO MI SENTONO! Gliela faccio venire io la voglia a quei testoni!
POPOLO DI DURA CERVICE, IO DA SOLO A GIOCARE NON CI STO!
E’ CHIARO?
MOSE’, MOSE’, MOSE’! MA DOVE SI E’ CACCIATO?
Deve essere qui dietro la mia mano, l’ho protetto dalla mia esuberante energia, se no il poveretto lo arrostivo. Allora appena lo vedo gli dico: SENTI LA LISTA TE L’HO PREPARATA, MA NON SO PIU’ DOVE L’HO MESSA, NON LA TROVO.
E LUI ALLORA MI CHIEDERA’: una lista per cosa Signore?
UNA LISTA PER GLI UMANI MOSE’, MICA PER LA SPESA! IO NON FACCIO LA SPESA, IO FACCIO TUTTO! TUTTO, MA NON LA SPESA! QUELLA LA FATE VOI UMANI, LA SPESA, LA FATE VOI!
E allora lui mi risponderà candidamente: Ho capito, il Signore non fa la spesa, ma fa la lista, l’elenco, che però non è per la spesa. Per che cosa è la lista, se posso permettermi di chiederlo al Signore?
E’ UN ELENCO DI COSE DA FARE E DA NON FARE, SCRITTE SULLA PIETRA, SU DUE PESANTI TAVOLE DI PIETRA. Tieni presente che la carta la devono ancora inventare i cinesi e il papiro nun me piace, sia perché è egiziano sia perché il Nilo non l’ho ancora creato. Del resto non ho ancora creato neanche i cinesi!
Perciò, affare fatto, te lo faccio in pietra!
L’elenco te lo consegnerò a mano, quello vecchio lascialo fuori dal portone!
SCUSA Mosè, non ci pensavo, e sì che sono Dio, non c’è ancora il telefono. Quindi dimentica quello che ti ho detto prima. Devi solo ritirarlo.
TE LO CONSEGNERO’ QUANDO AVRO’ CREATO LA TERRA, L’EGITTO, IL SINAI, E TE. POI COSA E’ SCRITTO NELL’ELENCO TE LO DIRO’ CON VOCE POTENTE IN MEZZO AL FUOCO, ALLA NUBE E ALLA CALIGINE.
BELLO, EH?
E CON EFFETTI SPECIALI DA DIO!
E MOSE’ POTREBBE DIRMI CHE FORSE TUTTO QUESTO HA UN PREZZO, CHE NON E’ GRATUITO O FACILE-FACILE, anzi che forse seguire l’elenco è pure un compito impossibile.
E io allora cosa rispondo a Mosè?
Che non ha tutti i torti?
Che vivere senza legge oggi è più facile e sembra non creare dei problemi, soprattutto se la legge te la fai tu, a tuo uso e consumo personale?
Che se non ti lavi puzzi?
Che senza argine il fiume straripa?
Che gli rispondo, oggi che gli rispondo, a Mosè?
II
GIOVANE DONNA. POLITEISTA!
MONOTEISTA. COS’HAI DETTO?
HO DETTO: POLITEISTA!
MA CHE TI SEI SMERIGLIATA LE SINAPSI DEL CERVELLO? QUI NON SI PUO’ DIRE: POLITEISTA!
POLITEISTA, POLITEISTA, POLITEISTA!
SENTI RAGAZZA, QUI TIRA UNA BRUTTA ARIA PER I POLITEISTI, GLI INDU’, GLI EGIZIANI, GLI INCAS E I BRIANZOLI. QUINDI DATTI UNA CALMATINA, ACCETTA QUESTO BENEDETTO MONOTEISMO E NON FARE LA MATTA, CHE DI MATTI POLITEISTI QUI NE ABBIAMO LE SCATOLE PIENE!
SONO UNA POLITEISTA E ME NE VANTO, SONO UNA POLITEISTA E NON MI PENTO!
SENTI UN PO’ IL NOVELLO PETROLINI, CHE INVECE DEI SALAMINI HA COMPRATO…
IDOLI, HO COMPRATO DEGLI OTTIMI IDOLI AI SALDI DI FINE STAGIONE! IDOLI DI FERRO, DI BRONZO, D’ORO, DI LEGNO E DI PIUME…
MA COSA TI AVEVO DETTO PRIMA? Lo sai cosa fanno qui ai politeisti che fabbricano idoli? Lo sai dove li mandano?
E’ evidente che non lo sai! Se no non ti faresti sculture o immagini di rane, cani, falli, vulve, gatti, serpenti, soli, lune, aquile, lupi, delfini, draghi, tori…
Ragioni da vero monoteista! Vedi una sola cosa e non vedi la molteplicità! E le schiere angeliche dove le metti, caro il mio monoteista? COSA NE DICIAMO DELLE SCHIERE ANGELICHE? ANGELI, ARCANGELI, SERAFINI, CHERUBINI, TRONI, DOMINAZIONI…
Non cominciare a spaccare il capello in quattro! QUELLE SONO SOLO DELLE EMANAZIONI!
EMANAZIONI, EMANAZIONI! MI SEMBRA UNA PAROLA MOLTO, MA MOLTO VOLGARE! PENSAVO CHE TU FOSSI PIU’ FINE. SAI? EMANAZIONI, POLLUZIONI, EREZIONI, TUTTO UGUALE! IN RELTA’ IL VERO PROBLEMA E’ CHE SEI SOLO GELOSO! E non vuoi nemmeno che qualcuno ti fotografi! ESISTI SOLO TU! Devi esserci solo tu! INVISIBILE, ONNIPRESENTE!
NON E’ VERO! IO NON VOGLIO FALSE IMMAGINI, TUTTO QUI!
COSA NE DICI DI QUELLI CHE SI FANNO FARE UN LIFTING? Non ti piacciono vero, caro il mio monoteista? E il povero Anubis? Non pensi al povero Anubis, che vive là in Egitto?
DIMMI che cosa c’entra adesso Anubis?
Anubis è un cane, traghetta i morti nell’Aldilà, ma prima li mummifica dentro le piramidi.
E allora?
E allora cosa ne facciamo del cane? Quando uno va in vacanza c’è sempre il problema del cane. Se non trovi un amico disposto a portarlo in giro almeno due volte al giorno devi metterlo in un canile e il cane soffre finché non sei tornato a riprendertelo.
E allora?
E allora sei un insensibile, uno che non ama gli animali!
Io non sono un insensibile! CASOMAI SONO TROPPO SENSIBILE E TROPPO PAZIENTE CON TE CHE ADORI GLI IDOLI E SEMBRI POLITEISTA.
Adesso PARLAVAMO DI CANI. E di gelosia. Io adoro i cani!
Brava! Questo non è un problema, l’importante è che non sia…
… il mio idolo, il mio cane è il mio idolo, mi ha insegnato a amare incondizionatamente, a perdonare tutti i torti! Quando torno a casa, magari stanca per la giornata pesante, lui mi fa sempre le feste. E non si arrabbia con me perché l’ho trascurato.
Però è geloso come un cane!
Perché tu non lo sei? Tu che punisci chi ti odia fino alla terza e alla quarta generazione! Adesso dimmi cosa c’entrano i miei pronipoti se io ho adorato il povero Anubis!
Il mio cane!
Perché li devi punire per questo?
Cosa c’entrano nipoti e pronipoti con i cani?
Non ti sembra di esagerare?
SEI TU CHE STAI ESAGERANDO ADESSO!
E VA BENE. ALLORA DIMOSTRAMI CHE NON SEI GELOSO E CHE NON TI NASCONDI. TUTTO QUELLO CHE VOGLIO E’ UNA TUA FOTO!
RICOMINCI? TI HO APPENA DETTO CHE NON SI PUO’! E’ IMPOSSIBILE!
Ma io sono una tua fan, ho bisogno della tua fotografia con l’autografo. C’è un club, a Roma, DI TUOI AMMIRATORI. Lì ti ADORANO! VERAMENTE, TE LO POSSO ASSICURARE. E A ROMA SI TROVA DI TUTTO! IDOLI DI PLASTICA, CALENDARI, SANTINI, IMMAGINETTE, STATUINE DI BRONZO, DI LEGNO, D’ORO. MEDAGLIETTE NE TROVI QUANTE NE VUOI… E anche musei pieni di immagini, di statue e di icone…
MA E’ UN CLUB DI MONOTEISTI O DI POLITEISTI?
NON SAPREI. E’ DIFFICILE CAPIRLO, SONO COSI’ STRANI. So solo che è a Roma e che c’è da un po’ di tempo, pensavo che tu lo conoscessi.
Sì, sì, lo conosco, è roba vecchia. IL PROBLEMA E’ CHE non so più se loro conoscono me!
E DAI, adesso smettila con tutte queste storie, FACCIAMO QUESTA FOTO, PAPA’!
III
IVANO. Chi mi ha chiamato? Ho sentito qualcuno che mi chiamava, ma forse mi sono sbagliato, forse ho solo sentito una brezza, un fruscio fra le foglie, e subito ho pensato: ecco che qualcuno mi sta chiamando!
VOCE FUORI CAMPO. IVANO!
AH, ECCO, NON MI SONO SBAGLIATO, QUALCUNO STAVA PRONUNCIANDO IL NOME MIO, IVANO.
IVAN!
UN MOMENTO! Prima ho sentito pronunciare IVANO, adesso ho sentito uno che diceva IVAN. FORSE è qualcuno che non mi conosce e, chiaramente sbagliando, ha detto IVAN al posto di IVANO!
IVANO!
Un’altra volta IVANO! Ma chi sarà mai che continua a cercarmi e non si fa mai vedere.
IVAN!
Ci risiamo, stavolta ha detto IVAN, HO SENTITO BENE, HA PRONUNCIATO IVAN!
IVANO!
NON E’ POSSIBILE! MA chi mai può continuare a ripetere inutilmente il mio nome senza farsi mai scoprire. Da dove viene questa voce misteriosa!? Adesso gli rispondo e gli dico che non mi sembra bello che uno continui a chiamarti senza farsi mai vedere da te: SIGNORE! SIGNORE! SI FACCIA VEDERE, NON POSSO CONTINUARE A SENTIRE IL MIO NOME, IVANO, SENZA SAPERE CHI LO PRONUNCIA!
IVAN!
COMINCIANO PROPRIO A GIRARMI LE PALLE! LO SAI COSA TI FACCIO APPENA TI SCOPRO? PENSI DI PASSARLA LISCIA, EH? E invece no, appena ti trovo tu non lo sai cosa ti faccio!
IVANO!
DIO, CHE NERVI! Ricomincia e io non so chi è, né dov’è. Sarà per via di quell’annuncio sul giornale. FORSE MI STANNO CERCANDO PERCHE’ HANNO LETTO IL MIO ANNUNCIO SUL GIORNALE! “CERCASI BELLA RAGAZZA INNOCENTE E INGENUA PER GIOCHI EROTICI”. Forse ho esagerato un po’ e adesso mi sta cercando la polizia!
IVAN!
Hanno di nuovo detto il mio nome e io devo ritenermi senza colpa, ma forse loro pensano che se cerco un’innocente è perché, nel fondo, sono già colpevole e pronunciando il mio nome mi condannano già. No! Questa è pura paranoia! Sono io che posso ritenerli colpevoli invece, colpevoli di diffamazione! Stanno mettendo in giro delle voci su di me, STANNO SPORCANDO IL MIO NOME, IVANO!
IVANO!
Cosa vuoi da me?! Perché mi chiami? Non ho fatto niente di male, anzi, quasi niente! Se è per l’annuncio posso spiegare tutto per filo e per segno. Non è come pensi! D’altronde, secondo me, anche tu devi avere qualche problema con la giustizia. Non sei senza colpa, secondo me ANCHE tu c’entri con l’annuncio. O mi sbaglio?
IVAN!
NON NE POSSO PIU’ DI QUESTO QUI. E POI E’ COSI’ CONFUSO. PRIMA IVAN, POI IVANO, POI IVAN, POI IVANO: MA SI E’ SMARMELLATO IL CERVELLO QUESTO QUI? NON SA PROPRIO DIRE ALTRO? ALMENO SI CAPISSE COSA VUOLE DA ME! COMUNQUE LO SAPEVO, ME L’AVEVA DETTO LA MIA BADANTE UCRAINA DICIANNOVENNE CHE NON AVEVO PIU’ L’ETA’ PER METTERE UN ANNUNCIO DEL GENERE. SEI TROPPO VECCHIO ORMAI, DICEVA, MA ERA SOLO GELOSIA E IO L’HO FATTO LO STESSO. INVANO.
IVANO!
IV
OPERAIO. LAVORARE, LAVORARE, LAVORARE, PREFERISCO ANDARE A SBAFARE!
CINESE. TI HO SENTITO! SEMBLA CHE TU LAVOLI, MA IN LEALTA’ NON LAVOLI!
ECCO CHE ARRIVA IL MALEDETTO CINESE, IL MIO DISGUSTOSO PADRONE. ADESSO GLI DO UNA LEZIONE DI GRAMMATICA E SINTASSI ITALIANA: SENTI LIMONE! MUSO GIALLO, SENTI!
TU DILE A ME? IO NON ESSELE LIMONE, IO NON ESSELE MUSO GIALLO. TU LAVOLALE, NO PALLALE, LAVOLALE!
SENTI ORRIDO AGRUME, QUI SIAMO IN ITALIA, NON NEL TUO PAESE DI ITTERICI E EPATOPATICI CON LA BILIRUBINA ALTA. ADESSO TI DO UNA LEZIONE!
TU NO LEZIONE, TU LAVOLA! SE TU NO LAVOLA, TU NO MANGIA PELCHE’ IO NO PAGA!
MA LO SENTI QUESTO QUA. SI E’ COMPRATO L’AZIENDA E ADESSO CREDE DI COMANDARE LUI COME SE FOSSIMO IN CINA.
IO SENTE TUOI limuginamenti INUTILI. IO CAPISCE TUA LINGUA. TU NO PALLALE, TU LAVOLALE!
SI DICE PARLARE, CON LA ERRE, E SI DICE LAVORARE, SEMPRE CON LA ERRE E SI DICE MERDA, ANCORA CON LA ERRE!
MELDA? MELDA? IO NON CONOSCE QUESTA PALOLA. COSA ESSELE MELDA? ESSELE COSA CHE SI MANGIA?
“ESSELE COSA CHE SI MANGIA?” SENTI MA MI PRENDI IN GIRO O LO FAI APPOSTA? CERTO CHE SI MANGIA DA QUANDO TU SEI IL PADRONE QUI! SI STAVA MEGLIO QUANDO SI STAVA PEGGIO!
SE TU SMETTE DI LAVOLALE, IO LICENZIALE!
MA QUI IN ITALIA IL SETTIMO GIORNO CI SI DOVEVA RIPOSARE!
CALENDALIO CINESE ESSELE DIVELSO. CALENDALIO CINESE ESSELE LUNALE, NON ESSELE CON SETTIMANA. NOI NO SMETTELE MAI DI LAVOLALE. NO LAVOLALE, NO MANGIALE!
MA NON NE POSSO PIU’ DI LAVORARE. NON PISCIO DA NOVE ORE!
NOI LA MATTINA METTELE CATETELE A TUTTI OPELAI CINESI, COSI’ LOLO NON AVELE BISOGNO DI PISCIALE. LOLO SEMPLE LAVOLALE! ALLA SELA NOI TOGLIELE CATETELE.
NON VOGLIO UN CATETERE, HO SOLO VENTISETTE ANNI!
NON E’ MAI TLOPPO PLESTO PEL METTELE CATETELE! SE TU VUOLE INFILO IO SUBITO!
PER CARITA’, PIUTTOSTO MI PISCIO ADDOSSO COME TUTTI I MIEI COLLEGHI QUA DENTRO, MA IL CATETERE DA UN CINESE E A VENTISETTE ANNI NON ME LO FACCIO METTERE!
PECCATO, IO INFILALE BENE CATETELI.
MA COSA HO FATTO DI MALE PER FINIRE A LAVORARE QUI! AIUTO! QUALCUNO MI DIA UNA MANO!
COSA SUCCEDE? PELCHE’ CHIEDI AIUTO? ESSELE PLOBLEMA DI PLODUZIONE O ESSELE PLOBLEMA PELSONALE?
CHE LUSSO, CHE RAFFINATEZZA! ADESSO TI PREOCCUPI DEI MIEI PROBLEMI PERSONALI? DA QUANDO IN QUA?
PERCHE’ SE ESSELE PLOBLEMA PELSONALE NOI LICENZIALE. PLOBLEMA PELSONALE VUOL DILE NO LAVOLALE. NO LAVOLALE, NO PAGALE. LICENZIALE.
A PROPOSITO, HO FAME. NON MANGIO DA DIECI ORE.
OPELAIO CINESE MANGIA UNA VOLTA AL GIOLNO, LUI SEMPLE LAVOLALE. SE LUI MANGIALE, LUI NO LAVOLALE. E SE LUI NO LAVOLALE, NO MANGIALE. HI, HI, HI!
SENTI BUCCIA DI LIMONE, IO NON NE POSSO PIU’ DEI TUOI METODI. QUI SIAMO IN ITALIA, NON IN CINA! MERDA! MERDA! MERDA!
MELDA? TU PUO’ SPIEGALE SIGNIFICATO DI QUESTA NUOVA PALOLA ITALIANA?
NON SOLO NON PISCIO DA NOVE ORE E NON MANGIO DA DIECI ORE MA DEVO ANCHE DEFECARE!
DEFECALE? DEFECALE C’ENTLA CON MELDA?
SI’! DEFECARE, CON LA ERRE, C’ENTRA CON MERDA, ANCORA CON LA ERRE! E MI SONO PURE CAGATO ADDOSSO, BRUTTO CINESE DI MERDA!
TU IN EFFETTI PUZZALE, TU MOLTO PUZZALE. OPELAIO CINESE MAI PUZZALE, OPELAIO CINESE SEMPLE LAVOLALE E MAI PUZZALE. ADESSO PELO’ IO CONTENTO PELCHE’ AVELE CAPITO COSA ESSELE MELDA!
CHE PERSPICACIA! CHE FIUTO! TUTTO ORIENTALE QUESTO FIUTO, ROBA DA GENTE RAFFINATISSIMA.
TU NO PLENDELE IN GILO, TU LAVOLALE! OPELAIO CINESE LAVOLALE CON O SENZA MELDA, SEMPLE LAVOLALE, LAVOLALE, LAVOLALE.
V
EURIDICE. Pa’, ma’! Pa’, ma’! Dove si saranno mai cacciati quei due? Papa’aaa, mammaaaa! Dove siete? E’ ora di uscire dalla grotta, stanno per chiudere! Il giro è finito! Fra poco spengono le luci e voi rimanete chiusi dentro le grotte fino a domani mattina insieme a stalattiti e stalagmiti!
PADRE DI EURIDICE. Euridice!
Ah, eccovi qua finalmente!
Euridice, tua madre è rimasta in fondo alla grotta!
Ma come, non eravate insieme?
Sì, eravamo insieme ma quando mi sono voltato, quasi vicino all’uscita, mi sono accorto che la mamma non c’era più!
E adesso che facciamo? Qui stanno per chiudere e se la mamma non esce subito lei resta dentro!
Insieme a pipistrelli e vermi bianchi senza occhi!
Se è per questo io non mi preoccuperei troppo, è nel suo con pipistrelli e vermi bianchi.
Euridice, cosa stai dicendo? Stai parlando di tua madre e, indirettamente, anche di me! Devi onorare il padre e la madre!
Senti, queste cose a senso unico a me non piacciono molto! Lei non ha mai onorato me! Anzi, mi ha sempre trattato come una pezza da piedi, con fastidio e indifferenza. Quindi se passa una notte con Batman là sotto a me non dispiace. Magari si diverte pure a fare la topa volante, con le alucce membranose!
Euridice, stai parlando di tua madre. Tua madre non è un pipistrello!
E’ vero papà, è una pipistrella, è Batgirl! Secondo te i pipistrelli si accoppiano in volo oppure appesi a testa in giù alle stalattiti?
Euridice, stai proprio esagerando adesso! Tua madre, ribadisco, tua madre, non Batgirl, è chiusa dentro quella grotta al buio e noi siamo ancora qui a discutere cosa fare.
Se la sta facendo con un pipistrello enorme con un uccello da pipistrello! E la cosa più divertente è che un pipistrello non è un uccello ma ha un uccello! E vola come un uccello, il mammifero!
Euridice, sei disgustosa, stai parlando di TUA MADRE! DEVI ONORARE TUA MADRE!
ONORANZE FUNEBRI? ALLA MAMMIFERA VOLANTE?
Euridice! COME TI PERMETTI di insultare così tua madre? Non ti credevo così cinica.
Su papà, non sono poi così cinica. Lo sai che in fondo voglio bene alla mamma e anche a te.
Lo voglio ben sperare, con tutto quello che abbiamo fatto per te!
Adesso sei tu che sei cinico papà. Ti ricordi quando mi avete mandato in Bangladesh a imparare l’inglese, perché là costava poco, anzi niente, e poi c’è stata l’alluvione seguita dall’epidemia di colera e l’insegnante indiano mi ha lasciato da sola in mezzo ai ratti perché è scappato?
Be’? E cosa c’è di male?
Avevo quattordici anni papà! Mi hanno dovuto rimpatriare con un aereo sanitario e ho fatto due mesi di quarantena a Calcutta in un ospedale con i morti accanto al letto! Ho passato il Natale da sola, in mezzo a indù che non sapevano neanche chi era Gesù!
Però hai imparato un ottimo inglese! Le lingue servono sempre, ti danno da lavorare!
E quando a sedici anni mi avete fatto fare il corso di francese nell’ex Congo Belga, perché era economico da morire?
E allora? Di cosa ti lamenti Euridice? Ce ne fossero di genitori come noi, che fanno studiare le lingue all’estero alla loro figlia unica!
Già, peccato che quell’estate è scoppiata la guerra civile e io sono rimasta prigioniera per tre mesi in una scuola in mezzo alla foresta. Per cavarmela sono dovuta diventare l’amante del capo dei ribelli! Un negro enorme, bellissimo, alto un metro e novanta e con un…
Lascia perdere Euridice, ho capito. Non serve che ti addentri in particolari anatomici! NON CE L’AVEVI MICA RACCONTATA, A ME E A TUA MADRE, QUESTA STORIA!
Non ero sicura che tu e la mamma avreste approvato.
Euridice, sei una disgraziata! CI HAI DISONORATO, me e tua madre!
Be’? Ma cosa c’è di male? Ho imparato a ballare le danze africane, non so se ci siamo capiti! E anche UN OTTIMO FRANCESE! (rumore di cancello che si chiude) Papà, ascolta, hanno chiuso i cancelli, la mamma è rimasta chiusa dentro con Batman!
Bah,bat,bat… me ne batto u belin! Andiamo via, su!
VI
Arlecchino. Dalle pulsioni molto intense emanano contenuti fantastici. Bisogna scoprire ciò che la pulsione vuole veramente, a cosa mira, qual è la sua meta. Bisogna Lasciare che la pulsione esali, faccia emergere i suoi materiali fantastici. Ma a quel punto nasce un terribile conflitto fra la tendenza a spiritualizzare e quella a agire concretamente. Il fenomeno si scinde in due polarità opposte: quella soltanto psicologica e quella concreta.
Lulù. Qualcosa di terrestre rimane in noi, doloroso da sopportare!1
Arlecchino. Anche dopo un grande processo di spiritualizzazione rimane sempre un residuo che resiste e vuole la terra
Lulù. Dopo aver fatto una fantasia sulla pulsione, quando ci troviamo a doverla fronteggiare, a ritirare la proiezione, il dilemma fra agire all’esterno o no deve essere spostato all’interno. Dobbiamo trasferire il conflitto fra interiore e esteriore a livello dell’immaginazione e chiedere alle figure dell’inconscio cosa fare del desiderio di qualcosa di più concreto.
Arlecchino. Lulù, il conflitto è necessario e voluto e non va risolto razionalmente. Il Sé eterno può manifestarsi solo attraverso il conflitto insolubile e pone fine a tutte le chiacchiere dell’io. E’ il momento della resa. Il Sé è tutti i colori insieme, è il RE DI ARLES, è Arlequin, Arlecchino. Sono tutti i colori del prato in primavera, tutti i fiori che sbocciano, la vita che ritorna, la sorgente zampillante…
Lulù. Arlecchino! C’è qualcosa che è segretamente UNO eppure vuol essere diviso e vuole soffrire. Bisogna intuire l’unità dietro la dualità. L’Anima si può manifestare sia all’interno che all’esterno e ogni volta si deve poter intuire se è più giusto viverla, relazionarsi con essa, all’interno o all’esterno.
A. La psicologia è molto interessante…
-
…Ma forse non deve restare confinata nei libri.
A. Altrimenti noi restiamo prigionieri di una prigione di carta…
-
…E nessuno si accorge più che noi esistiamo veramente, che non siamo personaggi letterari e che non siamo invisibili.
A. Ecco un fiore per te, Lulù
-
Grazie, (lo prende ma poi glielo restituisce). Non lo posso accettare.
A. Oggi c’è un’esecuzione capitale, impiccano un uomo sul ponte di Pieve. Vieni a vederla con me?
-
Sei impazzito? E’ orribile quello che mi stai proponendo! Non avevano scritto sulla pietra: NON UCCIDERE?
A. Ma è puro teatro! Un uomo torturato a sangue, la camicia bianca tinta dal rosso delle sue stesse ferite, che viene trascinato contro la sua volontà fino al ponte di pietra e là gettato fuori, oltre il parapetto, con una corda al collo.
-
La morte si mostra, un altro uomo viene sacrificato.
A. Questo è il vero teatro.
-
La gente che assiste a un’esecuzione capitale, l’eccitazione che si trasmette in mezzo alla folla.
A. La luce che prende il posto delle tenebre, l’uomo scompare e Arlecchino si manifesta con il volto della morte.
-
E’ per questo che ti piace tanto andare alle esecuzioni capitali. Lì sei il protagonista, tutti ti guardano. Entri in scena e sbalordisci tutti quanti.
A. Il fantoccio salta dal parapetto e diventa subito un dio, appeso fra il cielo e la terra. Il vento lo farà oscillare e dopo alcuni giorni i corvi gli caveranno gli occhi.
-
Restituiscimi il fiore.
A. Prima non lo vuoi, poi lo vuoi.
-
Tu vuoi mettermi una corda al collo e farmi tua prigioniera.
A. Stai tranquilla, non voglio gettarti giù con l’aiuto della Signora Morte. Non ti farò passare da sola il ponte, lo passeremo insieme.
-
Non vuoi fare di me una tua vittima?
A. Forse non ci siamo capiti bene, sono io la tua vittima, non tu la mia.
-
Sei tu che hai cominciato. Sei tu che mi hai dato il tuo fiore.
A. Non è dipeso da me, non avevo scelta. Ero indeciso se dartelo o no.
-
Poi ti sei deciso e così mi hai coinvolto nel tuo mondo fiorito.
A. E cosa ci trovi di male nel mio mondo fiorito e colorato?
-
Non c’ero più abituata, lo trovo insopportabile.
A. Eri al buio e ti ho scagliato una freccia nel cuore.
-
Non voglio le tue frecce! Non voglio i tuoi fiori!
A. Dovevo forse lasciarti da sola a marcire nel tuo castello sulle montagne?
-
Perché no? Preferisco la solitudine e le tenebre.
A. INGRATA! SEI UN’INGRATA Lulù!
-
E tu sei un invadente, un ariete prepotente!
A. Mi hai cercato prima tu, Lulù.
-
Questo è vero.
A. Allora ci vieni all’esecuzione? E’ alle cinque della sera.
-
Come in una corrida, ma con un uomo al posto del toro.
Mi porti a vedere la morte, vuoi la mia morte.
A. Hai torto a diffidare ancora di me. Anche se a te sembro la morte in realtà sono la vita.
-
Spiegati meglio, non ti capisco quando mi dici queste cose.
A. Hai avuto paura quando ti sei gettata dal ponte quell’inverno di tre anni fa?
-
Sì, ne avevo tanta. O forse no, non so, non ricordo più niente di quella notte… Non so.
A. Quella volta che ti eri gettata giù e io ti ho afferrato per un piede all’ultimo momento, salvandoti, questo te lo ricordi ancora?
-
Sì, certo, di te mi ricordo Arlecchino.
A. Avevi così tanta paura della morte che ti stavi gettando fra le sue braccia.
-
Hai ragione, è come dici tu.
A. Lulù, non uccidere è anche non uccidere se stessi…
-
Sul ponte ho incontrato te, ho incontrato Arlecchino, Il Sé eterno dai mille colori…
A. Adesso andiamo Lulù, passiamo insieme il ponte, ma da vivi. Dammi la mano e ricorda sempre quello che ti dico adesso: non serve uccidere l’altro, serve morire a se stessi per vivere. (si abbracciano)
VII e VIII
UNA ZINGARA. NON TE L’HO RUBATO IO IL TUO AMORE! NON TE L’HO RUBATO! Perché mi accusi? Non è colpa mia!
Fai male a non credermi, proteggevo solo i miei interessi! Tutelavo i miei diritti! Mi arrampicavo socialmente! E’ forse sbagliato arrampicarsi socialmente? Io ho scalato tutti gli ottomila, ma anche i novemila e i diecimila! Euro. Al mese. Uomini intendo, con quel reddito.
Le cose sono andate così: io passavo di lì per caso quando si è aperta la portiera di quella macchina di lusso e ne è uscito l’uomo più bello e affascinante che io abbia mai visto!
Di chi è la colpa se gli è caduto il portafoglio e lui non lo ha raccolto?
Ah, tu dici che non è andata così? Tu dici che in realtà io l’ho fermato per strada e, con la scusa di leggergli la mano, l’ho borseggiato?
E che lui, quando si è accorto di essere stato alleggerito del portafoglio è tornato indietro? Aveva capito che la bella zingara che gli aveva appena letto la mano in realtà gli aveva appena letto in faccia i movimenti del suo conto in banca?
FORSE NON HAI TUTTI I TORTI! GLI VOLEVO PROPRIO RUBARE IL PORTAFOGLIO!
Ma poi è successo qualcosa di imprevisto! Qualcosa di sconvolgente!
Non mi chiedi cosa è successo di così sconvolgente?
Forse non me lo chiedi perché lo sai già!
Sono forse io la custode di tuo marito?
Se lui si è perdutamente innamorato di me e ha voluto seguirmi fino in capo al mondo, NON E’ COLPA MIA! TE LO RIPETO ANCORA UNA VOLTA, E’ LUI CHE SI E’ INNAMORATO DI ME E MI HA VOLUTO SEGUIRE!
Tu dici che te l’ho rovinato, che te l’ho sciupato, che te l’ho spiegazzato. Ma stai parlando di un uomo o di una giacca di pelle? Ah, già, mi dimenticavo che per te è quasi la stessa cosa. Un involucro di pelle, ripieno di organi, senza cervello.
La pelle, certo che è tutta una questione di pelle.
Io ho la pelle di un serpente, mi piace cambiarla a ogni primavera. Tu invece sembri avere la pelle d’oca. Ma è perché hai freddo oppure perché fai le uova e gridi, hank-hank?
O forse è solo perché sei arrabbiata e hai il fegato grosso?
Paté de foie d’oie gras, pasticcio di fegato grasso d’oca. Che buono! Ne ho comprato così tanto con i soldi di tuo marito! Innaffiato con lo champagne, naturalmente. E dopo ostriche, tante, tante ostriche!
Certo ti abbiamo messo in un bel pasticcio io e lui! Ha voluto diventare zingaro e io, dopo avere consultato tutti i miei parenti e il suo private banker, ho deciso che poteva diventare uno di noi. Siamo o non siamo generosi? La nostra generosità non ha limiti, noi condividiamo tutto, siamo tutti solidali fra noi, ci amiamo.
E se poi uno porta una bella dote con sé noi siamo più contenti e lo amiamo di più! E se poi la dote è bella e lui è bello, non importa! Ci importa invece se la dote è brutta e lui pure. Allora non va più tanto bene!
Ecco, io direi che adesso tuo marito non va più tanto bene, sia perché è diventato molto brutto e molto grasso dopo che ha mangiato tutto quel GULASH PICCANTE, TUTTI QUEI CRAUTI, TUTTO QUEL PATE’ DI FEGATO, sia perché è diventato di colpo molto povero.
Poverino, è brutto e povero adesso! No! Non si può dire! E’ un diversamente bello e un diversamente ricco, ecco che cosa è!
E io cosa me ne faccio adesso di un uomo brutto e povero? E per di più sposato! E non con me!
Certo era molto meglio quando era bello e ricco!
Ma si sa come vanno queste cose. Finché uno è bello e ricco tutti lo adorano. Le donne strisciano ai suoi piedi! Soprattutto quelle con la pelle di serpente.
Non doveva dimagrire il suo conto e lui non doveva pesare centotrenta chili per stare ancora con me!
Ne ho parlato con tutti i miei parenti e con il suo private banker, che mi hanno suggerito di restituire il maltolto. E’ giusto, come hanno ragione! Mi vergogno di me stessa!
E adesso non dire che sono disonesta! Non te l’ho rubato e te lo restituisco subito. L’ho solo preso in prestito!
IX e X
CAPITAN FRACASSA. AVANTI IL PROSSIMO! ALLORA, STO ANCORA ASPETTANDO! AVANTI IL PROSSIMO!
SOTTO A CHI TOCCA BANDA DI VIGLIACCHI! ALLORA NESSUNO VUOLE BATTERSI CON ME?
Proprio nessuno vuole battersi con il più grande spadaccino d’Italia, con Capitan Fracassa?
Io vi fracasso le ossa con la mia spada! Io vi faccio tornare a casa in mutande dopo che vi ho fatto a fette i vestiti!
AVANTI IL PROSSIMO! BANDA DI RAMMOLLITI, DI CONIGLI, DI PORTABORSE, NESSUNO OSA SFIDARMI?
Qualcuno forse ha il coraggio di testimoniare che io non sono il più grande spadaccino d’Italia e, forse, del mondo. EBBENE COSTUI TESTIMONIEREBBE IL FALSO!
Perché io sono il più grande sbudellatore, il più grande ammucchiatore di cadaveri, la miglior lama italiana!
Dove arrivo io, il sangue cola! E’ tutto sangue che cola! CHE POI SI UNISCE AL GRASSO CHE COLA E AL NASO CHE COLA! E’ TUTTO UN GRAN COLARE! UNA VERA SCHIFEZZA!
PERO’ E’ MADE IN ITALY! QUINDI VA BENE!
SICCOME AUMENTA IL P.I.L. ANCHE SE FA SCHIFO, VA BENE!
SANGUE, GRASSO, MOCCIO DEL NASO! VANNO BENE! QUINDI ANCHE IO VADO BENE! PERCHE’ HO AUMENTATO IL PIL, IL POL E IL PAL. CHE NON SO COSA SONO MA NON IMPORTA!
E STAI ZITTO MOCCIOSO! FORSE CHE NEANCHE TU MI CREDI?
VUOI CHE FACCIA DI TE UN COLABRODO?
VUOI CHE TI AGGIUNGA UN OMBELICO NELLA PANCIA?
COSI’ LA TUA MAMMA E’ CONTENTA E NON DEVE PIU’ ROMPERSI LE SCATOLE A SOFFIARTI IL NASO CHE SEMPRE TI COLA E CHE GRAZIE A ME NON TI COLERA’ PIU’?
Avanti il prossimo! TUTTO DEVE COLARE!
PERCHE’ E’ TUTTA UNA COLATA QUI! DI CEMENTO, DI COLONI, DI COLONIALI, DI COLONNELLI, DI COLIBRI’, DI COLBACCHI!
ODDIO, PERBACCO, HO PERDUTO IL MIO COLBACCO! IL MIO CAPPELLO, IL CAPPELLO DI CAPITAN FRACASSA, COMPRATO IN UZBEKISTAN, CHE E’ SOPRA L’AFGANISTAN, A DESTRA DEL BUTAN, CHE E’ UN GAS, SIMILE AL PROPAN!
MI RICORDO DI QUELLA VOLTA A MADRID, QUANDO INCONTRAI QUELLA SPLENDIDA SIVIGLIANA! NO! MADRILEGNA! NO MALA-GHEGNA!
MI STO SBAGLIANDO, MALEDIZIONE, OGGI NON HO PRESO IL DEMENTOL! NON MI RICORDO, ANZI SI’!
Allora, ero a Siviglia quando vidi una splendida madrilegna, che si chiamava Carmen e che passeggiava tutta sola soletta sul cemento del marciapiede. D’un tratto lei gridò: AVANTI IL PROSSIMO!
Nella piazza però non c’era nessuno tranne me. Chissà perché? Mi domandai.
Incuriosito mi avvicinai, pieno di ardore ferino, e di desiderio sensuale latino.
Quando fui a un passo da lei, già pronto a testimoniarle il mio amore, lei disse: BRAVO CAPITAN FRACASSA, LO SAPEVO CHE NON TI SARESTI TIRATO INDIETRO! LA TUA FAMA TI PRECEDE, NON VEDEVO L’ORA DI BATTERMI CON TE, QUI NELL’ARENA DI SIVIGLIA! SEI TU IL PROSSIMO!
CAZZO, PENSAI, HO SBAGLIATO!
E SI’ CHE AVEVO PRESO IL DEMENTOL!
NON DOVEVO DESIDERARE LA DONNA DEL ‘PROSSIMO‘, LA BELLA CARMEN, LA DONNA PIU’ DESIDERABILE DI SPAGNA!
CERCAI DI FARLE CAPIRE CHE I MOTIVI DELLA MIA PRESENZA IN QUELLA PIAZZA ERANO PIU’ LEGATI ALLA RIPRODUZIONE DELLA SPECIE CHE ALLA ESTINZIONE DELLA SPECIE, MA LEI SGUAINO’ LA SPADA E DISSE: OLE’, BATTITI CAPITAN FRACASSA, OLE’! ADESSO vedremo chi è il più bravo, vedremo di chi sarà il sangue che arrosserà l’arena! VEDREMO SE SEI veramente UN BRAVO TORO!
OLE’, AVANTI IL PROSSIMO!
Conclusione
Venghino, Signore e Signori venghino!
Adesso che avete ascoltato i dieci ordini del Comandante Universus potete tornare tutti a casa felici e contenti.
Meditate, riflettete, digerite!
Adesso per voi nulla sarà più come era prima di essere stati qui!
Non siete più gli stessi di prima!
Avete ascoltato luci, avete visto suoni, siete pieni di energia!
Fatene buon uso!
Ricordatevi che non si vive di solo pane ma che senza pane non si vive, che la ricchezza non rende felici, figuriamoci la miseria!
Fate dunque generose offerte al nostro circo e ai suoi attori affinché possa proporre il suo spettacolo ancora mille volte!
Spero che vi siate divertiti e che la lezione non sia stata noiosa!
Vi ringrazio tutti! Tutti noi vi ringraziamo per essere stati qui con noi!
E ADESSO: MUSICA!
(segue facoltativo)
Personaggio 1. Come ti è sembrato questo spettacolo?
Personaggio 2. Quale spettacolo?
1. Ma tu dove accidenti sei stato fino a adesso?
2. Io non mi sono mai mosso da qui. Tu piuttosto dov’eri? Ti ho cercato per tutta la serata senza trovarti mai. Stavamo parlando in cucina quando a un tratto, PUFF, sei scomparso. E adesso mi vieni a chiedere se mi è piaciuto lo spettacolo. Sono io piuttosto che devo chiederti dov’eri, non tu.
-
Ma lo sentite questo qui? Secondo te io mi sarei inventato tutto?
-
Ma tutto cosa? IO ero in cucina e tu MI DICI CHE avresti assistito a UNO SPETTACOLO. MA QUALE SPETTACOLO? MA DOVE? NON PRENDERMI IN GIRO DAI, OGGI HO LA LUNA DI TRAVERSO, NON FARMI ARRABBIARE.
1. Adesso lo chiedo a questo signore, lo vedremo presto chi ha ragione. (1 si rivolge al personaggio n° 3) Ha notato qualcosa di strano ultimamente? Ha assistito a qualche strana rappresentazione TEATRALE? Insomma le è successo qualcosa di particolare poco fa o no?
3. Io non saprei cosa rispondere. Ero su un autobus a Bergamo mentre stavo andando in ufficio e di colpo mi sono ritrovato qui in mezzo a tutta questa gente. Poi mi hanno fatto girare di notte, come un matto, in mezzo a un paese ligure, intruppato insieme a degli sconosciuti. Poi ogni tanto ci fermavamo in mezzo alle case e c’erano come degli spettacoli teatrali e gente che suonava. Qualcuno rideva, altri si rompevano le palle e non vedevano l’ora di tornare a casa. Non so cosa rispondere, certo è successo qualcosa di ben strano qui. Io però non capisco cosa. Sono molto confuso. Ho i nervi a pezzi.
-
E lei cosa mi sa dire? (2 si rivolge al personaggio n°4) Anche lei crede di avere visto qualcosa? Oppure qui sono io l’unico fesso che non si è ancora accorto di niente?
Imbonitore. CIRCOLARE, CIRCOLARE! Voi quattro perché vi siete fermati qui? Lasciate passare il popolo, state creando molta confusione qui, muovetevi. CIRCOLARE, CIRCOLARE!
4. Lei NON MI INTERROMPA. Devo rispondere al signore che mi ha appena fatto una domanda…
Imbonitore. Di sicuro una domanda fuori luogo. Dovete spostarvi. Date fastidio, molto fastidio.
-
Perché fuori luogo scusi? E lei chi è? Come si permette di trattarci come delle pecore? Ma chi si crede di essere con quel ridicolo abito da circo? Ma dove crede di essere? Alla fiera? A teatro?
Imbonitore. Certo che siamo a teatro. Dove pensava di essere lei, in banca?
-
Vedi che avevo ragione io, siamo a teatro. Come al solito non ti accorgi mai di niente. E’ inutile portarti in giro.
2. Ti ho già detto e ripetuto che io non mi sono mai mosso dalla cucina e che TU sei scomparso di colpo mentre ci stavamo bevendo il caffè! Anche quello lì dice di essere comparso qui all’improvviso mentre era in autobus e andava in ufficio.
1. Sono fenomeni paranormali inspiegabili!
2. Non prendermi in giro! Te la do io una spiegazione a ceffoni adesso.
Imbonitore. CIRCOLARE! CIRCOLARE! SIETE ANCORA QUI? Cosa avete tanto da discutere? Non vi è piaciuto lo spettacolo? Tanto non vi rimborsiamo anche se protestate fino a domani.
2. Ma quale spettacolo? Qui non c’è nessuno spettacolo! Qui c’è solo lei vestito da buffone e questo scemo che sparisce e pretende pure di farmi credere che ho le allucinazioni. Ma a me non la date a bere.
3. Guardi che forse si sbaglia.
4. Anche io credo che il suo amico abbia ragione.
-
State cercando di farmi impazzire ma vi avverto che non ci riuscirete, adesso grido e chiedo aiuto. AIUTO! DOVE SONO? AIUTO!
-
Non si agiti tanto, lo spettacolo è finito e anche lei c’era!
-
ERA BELLISSIMO il paese D’ESTATE, ALL’APERTO!
Commento al testo
Introduzione
Diamo qui di seguito i dieci ordini del Comandante Universus nella loro versione tradizionale. Questi ordini vengono presentati da un imbonitore da circo che dovrebbe idealmente trovarsi sul Monte Sinai e che sta parlando al popolo in attesa del ritorno di Mosè. Il pubblico viene così calato nella situazione di aspettativa di qualcuno che gli porterà nuove notizie e si può immedesimare nel ruolo di colui che riceve o ascolta gli ordini.
A partire dal terzo comandamento Dio parla in terza persona. Di qui l’ipotesi che a partire da quel momento sarebbe stato Mosè a parlare a nome di Dio e che il popolo non avrebbe retto al fatto di sentire Dio parlargli direttamente.
Nel quinto si percepisce chiaramente quanto il Comandante Universus conosca i suoi polli. Non dice di amare i genitori ma di onorarli, perché sa bene che la seconda cosa è possibile.
I
Io sono il Signore Dio Tuo che ti ho fatto uscire dall’Egitto dove eri schiavo.
II
Non avrai altri dèi al mio cospetto. Non ti fare scultura alcuna, né immagine alcuna delle cose che sono lassù nel cielo o quaggiù sulla terra, o nell’acqua sotto la terra. Non adorare quelle creature e non servir loro, perché io, il Signore, Dio tuo, sono un Dio geloso, che punisco l’iniquità dei padri nei figli fino alla terza e quarta generazione di coloro che mi odiano; ma che uso misericordia fino alla millesima generazione verso quelli che mi amano e osserveranno i miei comandamenti.
III
Non pronunciare il nome del Signore Dio tuo invano, perché il Signore non reputerà innocente chi avrà pronunciato il suo nome invano.
IV
Lavora sei giorni e attendi in quelli a ogni opera, ma il settimo giorno è riposo, sacro al Signore. Non fare in esso lavoro alcuno, né tu, né tuo figlio, né tua figlia, né il tuo servo, né la tua serva, né il tuo bue, né il tuo asino, né alcuna delle tua bestie, né il forestiero che è in casa tua.
V
Onora tuo padre e tua madre, come Io ti ho comandato perché tu sia benedetto e abbia lunga vita e prosperità nella terra che il Signore tuo ti dona.
VI
Non uccidere.
VII
Non commettere adulterio.
VIII
Non rubare.
IX
Non dire falsa testimonianza contro il tuo prossimo.
X
Non desiderare la donna del tuo prossimo, né il servo del tuo prossimo o la serva, né la casa del tuo prossimo, né il suo bue, né il suo asino, né cosa alcuna che appartenga al tuo prossimo.
1Goethe: Uns bleibt ein Erdenrest, zu tragen peinlich.